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Il 17 Marzo 2019, subito dopo la S. Messa delle ore 18:30, abbiamo accolto e presentato alla comunità dopo il restauro, la statua di San Giuseppe. Il lavoro di restauro è stato realizzato grazie al contributo della famiglia Lombardi in memoria di Licia. |
Descrizione della statua
La statua, di probabile fattura di artista locale di fine '800 e inizio '900 è stata realizzata in cartapesta, ad eccezione della testa e delle mani che sono in legno scolpite e dipinte. Il Bambino, in legno dipinto è un soggetto aggiunto dopo il restauro. La scultura era interessata, in tutta la sua struttura ivi compresa la pendana, da ripetuti ritocchi pittorici e da interventi non idonei. Sulla figura del Santo la sovrapposizione di vari strati di pitturazione, ne avevano compromesso la fattezza dei suoi particolari anatomici, coloristici ed espressivi, alterandone così una lettura corretta della stessa. Sulla parte posteriore del manto si evidenziavano varie rotture della cartapesta riparata in maniera non idonea. Le parti in legno presentano fori di insetti xlofagi in particolare sulla testa del Santo nella zona occipitale. Poco stabile e mal ferma alla pedana risultava la figura del Santo, per la presenza di evidenti segni di distacco della cartapesta alla stessa. |
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Le varie fasi del restauro. |
Cenni storici sulla statua di San Giuseppe a cura del Prof. Emanuele d'Angelo
Trasferimenti di simulacri da una cappella all'altra, da una Chiesa ad un'altra o da un paese ad un altro sono talvolta registrati nei documenti e nelle cronache, a volte sfuggono sia ai libri d'archivio sia alle notarelle del sacrista o dello storico, perdendosi nei ricordi confusi e vaghi dei testimoni o, peggio, di coloro che ne hanno solo sentito dire.
Il simulacro di San Giuseppe, oggi conservato nella Parrocchia "Madonna della Divina Provvidenza", è chiaramente una scultura tardo-ottocentesca, quindi non realizzata per questa parrocchia che, com'è noto, è nata nel secondo '900. La statua ha caratteristiche tecniche e stilistiche che permettono d'attribuirla senza dubbio ad un artista locale, il sanseverese Gennaro Sparavilla, attivo appunto negli ultimi decenni del XIX secolo. Misuratosi anche con la pittura (sue sono le decorazioni della volta della Chiesa, oggi sconsacrata di Sant'Onofrio in Piazza Carmine), Sparavilla fu essenzialmente realizzatore di simulacri di santi, di qualità non eccezionale e creati in tecnica mista (teste, mani e piedi in legno, occhi di cristallo, panneggi in cartapesta o telo plastico), tra cui: in Cattedrale San Rocco (antica statua rifatta dall'artista nel 1890), a Sant'Antonio Abate l'effige della Madonna della Strada (antica statua anch'essa rifatta nel 1875), a San Severino le statue di San Biagio (1874) e Sant'Anselmo (1897) e il manichino dell'Addolorata, alla Trinità San Matteo (1876), a Croce Santa il simulacro di San Camillo de Lellis (1894) e il gruppo dei Santi Pietro e Paolo (1885, proveniente da Sant'Onofrio). Proprio per la Chiesa di Croce Santa, Sparavilla realizzò nel 1889 una statua di San Giuseppe, che Don Felice Canelli sostituì, durante il suo parrocato, con l'effige in gesso che è tutt'ora esposta alla venerazione. San Camillo de Lellis e San Giuseppe erano i patroni della Pia Unione della Sanità, e fu per questa ragione che si acquistarono le due statue. Tuttavia, Antonio Irmici, autore delle "Notizie riguardanti la Chiesa e la Confraternita della S. Croce in San Severo" (1913), tiene a ricordare che esse, descritte in termini estremamente negativi, non piacquero affatto e furono "forzate a farsi alle insistenze del cennato artista", un'osservazione che sottintende il rapporto privilegiato che la città aveva avuto con valenti artisti napoletani, fino ai più recenti Arcangelo Testa, Francesco Citarelli e Giuseppe Catello, autori di numerose effigi, care alla devozione popolare, il cui notevole livello qualitativo, ben superiore rispetto a quello esibito dal volenteroso artigiano locale, risultava ovviamente evidente a tutti.
Trasferimenti di simulacri da una cappella all'altra, da una Chiesa ad un'altra o da un paese ad un altro sono talvolta registrati nei documenti e nelle cronache, a volte sfuggono sia ai libri d'archivio sia alle notarelle del sacrista o dello storico, perdendosi nei ricordi confusi e vaghi dei testimoni o, peggio, di coloro che ne hanno solo sentito dire.
Il simulacro di San Giuseppe, oggi conservato nella Parrocchia "Madonna della Divina Provvidenza", è chiaramente una scultura tardo-ottocentesca, quindi non realizzata per questa parrocchia che, com'è noto, è nata nel secondo '900. La statua ha caratteristiche tecniche e stilistiche che permettono d'attribuirla senza dubbio ad un artista locale, il sanseverese Gennaro Sparavilla, attivo appunto negli ultimi decenni del XIX secolo. Misuratosi anche con la pittura (sue sono le decorazioni della volta della Chiesa, oggi sconsacrata di Sant'Onofrio in Piazza Carmine), Sparavilla fu essenzialmente realizzatore di simulacri di santi, di qualità non eccezionale e creati in tecnica mista (teste, mani e piedi in legno, occhi di cristallo, panneggi in cartapesta o telo plastico), tra cui: in Cattedrale San Rocco (antica statua rifatta dall'artista nel 1890), a Sant'Antonio Abate l'effige della Madonna della Strada (antica statua anch'essa rifatta nel 1875), a San Severino le statue di San Biagio (1874) e Sant'Anselmo (1897) e il manichino dell'Addolorata, alla Trinità San Matteo (1876), a Croce Santa il simulacro di San Camillo de Lellis (1894) e il gruppo dei Santi Pietro e Paolo (1885, proveniente da Sant'Onofrio). Proprio per la Chiesa di Croce Santa, Sparavilla realizzò nel 1889 una statua di San Giuseppe, che Don Felice Canelli sostituì, durante il suo parrocato, con l'effige in gesso che è tutt'ora esposta alla venerazione. San Camillo de Lellis e San Giuseppe erano i patroni della Pia Unione della Sanità, e fu per questa ragione che si acquistarono le due statue. Tuttavia, Antonio Irmici, autore delle "Notizie riguardanti la Chiesa e la Confraternita della S. Croce in San Severo" (1913), tiene a ricordare che esse, descritte in termini estremamente negativi, non piacquero affatto e furono "forzate a farsi alle insistenze del cennato artista", un'osservazione che sottintende il rapporto privilegiato che la città aveva avuto con valenti artisti napoletani, fino ai più recenti Arcangelo Testa, Francesco Citarelli e Giuseppe Catello, autori di numerose effigi, care alla devozione popolare, il cui notevole livello qualitativo, ben superiore rispetto a quello esibito dal volenteroso artigiano locale, risultava ovviamente evidente a tutti.
Non si fatica a riconoscere nel San Giuseppe, oggi venerato nella Parrocchia "Madonna della Divina Provvidenza" proprio la scultura realizzata da Sparavilla nel 1889 per Croce Santa, messa in deposito da Don Felice Canelli quando fu acquistata la nuova effige del Santo patriarca. E' del tutto verosimile che, alla nascita della nuova parrocchia nel 1966, il parroco "vicino di casa" abbia donato il "vecchio" San Giuseppe per permette alla nascente comunità di venerare il patrono della Chiesa universale, che San Giovanni XXIII aveva inserito nel Canone Romano pochi anni prima, nel 1962.
La statua, benchè priva di particolare valore artistico, è perfettamente funzionale alla devozione popolare, rispecchiando la tradizionale iconografia del Santo. E' giunta ai giorni nostri in cattivo stato di conservazione, addirittura priva del Bambinello, trafugato. Il recente restauro, risanando l'effige, le ha ridata dignità ed ha restituito alla città un tassello di storia che si credeva perduto. |
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